Ultimo aggiornamento:
30/04/2024
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LO SBARCO DI ANZIO

Anno: 1968
Regia di: Edward Dmytryk
Genere: Guerra
Quando sbarcano 60. 000 uomini inevitabilmente fanno rumore e il nemico non può non sentirci.
"Il primo dovere di un generale è di consolidare le sue posizioni. Io rafforzerò prima la testa di sbarco in previsione di un contrattacco." "Generale Lesley, una volta si diceva che il primo dovere di un generale era il successo, che cosa mi risponde?" "A mio parere, la prudenza e l'avere successo non sono in contraddizione."
"Lei lo sa qual è il vero significato del successo in battaglia, signor Ennis? Non significa soltanto guadagnare terreno. Molte battaglie sono state perdute dopo che gli obiettivi erano stati raggiunti. Io ritengo che ogni singolo metro di terreno guadagnato debba essere proporzionato al costo. Costo al metro in termini di vite umane. Ora, l'invasione di stanotte avrà successo come la maggior parte degli sbarchi in forze. Però la valutazione del vero successo o dell'insuccesso potrà essere fatto soltanto dopo lo sbarco. Io ho due responsabilità stanotte, signor Ennis... verso la mia missione e verso i miei uomini. Le vite umane sono importanti per me. Può anche scriverlo." "Non fu Napoleone a dire che un generale che si preoccupa troppo dei suoi uomini è destinato a fallire?"
"Perché è con noi in questa spedizione?" "Beh, io prendo parte a queste spedizioni perché è per questo che mi pagano, è il mio lavoro." "Lo so, ma..." "E naturalmente anche perché... devo trovare la risposta a una domanda che mi sono posto fin da quando vidi il primo volto di un morto. Perché lo facciamo, perché gli uomini si uccidono l'un l'altro, come fa un tizio qualunque, buono, che non farebbe male a una mosca a starsene in un aeroplano a bombardare migliaia di sconosciuti che stanno dormendo tranquilli?" "Lo facciamo per sopravvivere, signor Ennis... in guerra si uccide o si viene uccisi."
Gli sbarchi sono sempre freddi.
"Tocca a Roma, stavolta." "Che vuoi dire?" "Fu qui ad Anzio che Nerone suonò mentre Roma bruciava. Adesso è Roma che vedrà i bagliori dell'incendio di Anzio."
Posso essere preso alla sprovvista, ma mai dal panico.
Se l'orgoglio e l'amore per la Germania vincessero le battaglie conquisteremmo il mondo ma le guerre sono vinte dalle macchine, dalla benzina, dal petrolio.
Non posso resistere a un buon articolo.
Nessuno spara ai morti, è un fatto risaputo.
Un generale prudente ha portato i suoi uomini in un giardino e li ha lasciati in un cimitero.
Io ho bisogno di questo. Nonostante il fango, la fatica, il sudiciume e quei fessi che danno gli ordini, per me non c'è niente di... uno vende scarpe per quarant'anni, io vivo di più in un giorno, vedo di più e penso di più, gusto di più e sento di più... sono di più, tu capisci? Lo sai che vivere non significa soltanto respirare...
Benvenuto al club, signor Ennis.
Io speravo che avessimo lanciato un giaguaro su quelle spiagge ma abbiamo soltanto... una balena arenata.
"Beh, che succede adesso?" "Adesso?" "Quali sono le previsioni a tavolino?" "Oh, vinceremo. Ci vorrà di certo molto più tempo adesso, più vite umane, però Kesselring verrà respinto, il generale Carson entrerà vittorioso a Roma." "E poi?" "E poi sconfiggeremo il nemico, vinceremo la guerra." "E dopo che succederà? Vuole dire che rimischieremo le carte e ricominceremo daccapo?" "Lei pensa che questo sia un gioco?" "Beh, dopotutto, generale, non è forse un gioco all'ultimo sangue?" "Non una lotta per sopravvivere?" "No, non per sopravvivere né per assicurare un tetto né per calmare la fame." "Ah... ha trovato la risposta, allora." "Credo proprio di sì, generale. L'uomo uccide perché gli piace." "Perché gli piace. Tutto qui?" "Tutto qui. A uccidere ci prova gusto. Le guerre non risolvono mai niente, è la storia che ce lo insegna. Se si affronta un uomo con le armi alla mano, si vive più intensamente in quel momento che in qualsiasi altro momento della propria vita, perché si ha una paura folle e bisogna uccidere." "Ci uccidiamo l'un l'altro perché ci piace. E' una condanna molto dura di tutta quanta l'umanità, signor Ennis." "Sì, purtroppo lo è, generale, ma... forse se la accettassimo e la ammettessimo davanti a noi stessi, impareremmo a vivere insieme." "Speriamo."