Ultimo aggiornamento:
30/04/2024
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SETTE ANNI IN TIBET

Anno: 1997
Regia di: Jean-Jacques Annaud
Genere: Drammatico
"Mi permetta di dirle, da parte del ministro dello sport, che siamo onorati di avere un grande eroe tedesco come lei nella squadra." "Grazie, ma sono austriaco."
Quando nascondi una ferita grave e metti a repentaglio la mia vita, io questo lo considero un problema mio.
Avere tanto tempo per porsi delle domande non è un bene.
Devi concedere al migliore la sua occasione.
Se solo la mia mano sapesse esprimere quello che ho nel cuore.
Preferisco viaggiare da solo, ma grazie per il pensiero.
Il Tibet, il tetto del mondo. E' come se avessimo scalato una fortezza medievale di pietra che sovrasta il mondo. Questo... è il paese più alto della terra e il più isolato.
Eh, quando uno conosce le lingue...
Quando i tibetani battono le mani, lo fanno per scacciare le forze maligne.
Non mi meraviglia che tu sia sempre solo... nessuno sopporta la tua spregevole compagnia.
Molto meglio un padre morto che un cattivo padre.
Nel paese in cui sto viaggiando, il Tibet, credono che percorrere a piedi lunghe distanze verso i luoghi sacri purifichi le cattive azioni commesse... credono che più il viaggio è difficile più la purificazione è profonda.
In questo luogo dove il tempo è immobile sembra che tutto si muova... incluso me.
E' indecoroso per il capo spirituale del Tibet spiare le persone.
Oggi abbiamo raggiunto le porte della città proibita di Lhasa. E' una meta difficile quanto La Mecca. E altrettanto affascinante. Perché è chiusa a tutti gli stranieri. Anche nella nostra infelice condizione sentiamo il richiamo della città più santa del Tibet, casa del Dalai Lama. Solo pochi stranieri avevano penetrato i suoi misteri.
Occorre un motivo per aiutare i bisognosi?
Camminare per le montagne è uno sciocco piacere.
Questa è un'altra grande differenza tra la nostra civiltà e la vostra. Voi ammirate l'uomo che si spinge avanti, verso la cima... in ogni campo della vita. Mentre noi ammiriamo l'uomo che abbandona il suo ego.
La buona sorte di un amico è una benedizione.
Quando è qui mi verrà a trovare. Potremo discutere su molti argomenti. Vorrei sapere molto del mondo da cui viene. Per esempio dov'è Parigi in Francia, che cos'è un cocktail Molotov, chi è Jack lo squartatore.
In vita passata, questo innocente verme poteva essere sua madre.
I tibetani credono che le creature viventi siano state loro madri in una vita passata. Perciò dobbiamo dimostrare loro rispetto. E ripagarle per la bontà. E mai, mai danneggiare una cosa vivente. Non si può chiedere a un popolo devoto di trascurare un prezioso insegnamento.
Quando siamo volti alla luce è giorno. Mi segui? Quando siamo nell'ombra è notte. Perciò se il sole sta sorgendo a Lhasa... significa che sta tramontando a New York City. Forse. Per questo non può essere la stessa ora in ogni posto.
"Dimmi altre cose." "Che altro vuoi sapere?"
"Dimmi cosa ti piace delle montagne." "Mi piace... l'assoluta semplicità. Ecco cosa mi piace. Quando sei in scalata, la tua mente è sgombra. Libera da qualsiasi confusione. Sei concentrato e... ad un tratto la luce diventa più nitida, i suoni sono più ricchi. E tu sei invaso dalla... profonda, potente essenza della vita. Mi sono sentito così solo un'altra volta." "Quando?" "Alla tua presenza... Kundun."
La paura della guerra sul volto dei miei amici tocca una corda personale sepolta nel mio cuore. Echi di aggressione del mio stesso paese, la volontà di sopraffare popoli più deboli... mi inondano di vergogna. Rabbrividisco al pensiero che molto tempo fa abbracciavo le stesse convinzioni. Che una volta, in effetti, non ero diverso da questi... cinesi intolleranti.
I tibetani dicono che il nemico è un grande maestro perché solo un nemico ti aiuta a rafforzare la pazienza e la compassione.
Quando non sei in grado di combattere devi abbracciare il tuo nemico. Se ha le braccia intorno a te non può puntarti contro il fucile. Nulla in politica è questione di onore.
La storia non fa che ripetersi... perfino in Paradiso.
Io sono un semplice monaco buddista. Conosco solo le scritture e le parole del venerabile Buddha. Egli ha detto: tutti gli esseri tremano dinanzi al pericolo e alla morte. La vita è cara a tutti. Quando l'uomo tiene conto di questo egli non uccide né fa sì che si uccida. Dovete comprendere che queste parole sono radicate nel cuore di ogni tibetano. E' per questo che siamo un popolo pacifico che respinge la violenza per principio. Io prego che la consideriate la nostra più grande forza, non la nostra debolezza.
La religione è un veleno.
E' strano, secondo me, che una cosa così innocua come una giacca, possa essere il simbolo di una tale menzogna.
Dopo tutti questi anni, ancora non hai capito le maniere tibetane... restituire un dono è imperdonabile.
Un uomo che tradisce la sua cultura non dovrebbe predicare le sue usanze.
C'è stato un momento in cui ti avrei voluto morto, ma sarà la vergogna la tua tortura e la tortura sarà la tua vita... che ti auguro sia lunga.
Abbiamo un detto nel Tibet. Se il problema si può risolvere, non serve a nulla preoccuparsene. Se non può essere risolto, non ti porterà a nulla... perciò smettila di preoccuparti.
"Come posso aiutare le persone se scappo via da loro. Che razza di guida sarei poi? Devo rimanere qui... servire gli altri è la mia strada per la liberazione." "Non vado via neanch'io." "Perché no?" "Perché tu sei la mia strada per la liberazione."
Buddha ha detto: la salvezza non arriva attraverso la mia immagine. Essa richiede grande sforzo e pratica. Lavora tanto e cerca la tua salvezza con diligenza.
Dobbiamo rispettare l'usanza. Una tazza di té viene versata per la persona cara in partenza. Resta lì intatta in attesa del suo ritorno.
Possano i viaggiatori trovare la felicità ovunque vadano e senza sforzo possano realizzare ciò che si sono prefissi e arrivati a riva sani e salvi possano essi riunirsi con gioia ai loro familiari.