Ultimo aggiornamento:
10/06/2025
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ROSENCRANTZ E GUILDENSTERN SONO MORTI
Anno: | 1990 |
Regia di: | Tom Stoppard |
Genere: | Commedia |
Un uomo più debole dovrebbe riconsiderare la propria fede... se non altro quella nella legge delle probabilità.
Qual è la prima cosa che ricordi dopo quelle che hai dimenticato?
Dati i tempi che corrono, possiamo offrirvi solo una capriola, se questo è il vostro gusto, altrimenti, per il tintinnio di una moneta possiamo fornirvi una selezione di storie sanguinose, copiate come sempre dagli italiani.
"Dati i tempi che corrono." "E che tempi corrono?" "Indifferenti." "E' male?" "E' perfidia."
A qualcuno tocca di recitare e a qualcun altro di guardare e pagare... sono due facce della stessa medaglia.
"E' stata la fortuna, allora." "O il destino." "Vostro o nostro?" "Non può esserci l'uno senza l'altro."
Noi siamo piuttosto della scuola amorosa, cruenta e retorica. Ecco, possiamo darvi sangue e amore senza retorica oppure sangue e retorica senza amore o ancora tutte e tre le cose insieme o consecutivamente ma non possiamo darvi amore e retorica senza sangue... il sangue è indispensabile. E' tutto sangue, ecco il punto.
Il doppio o niente.
Per tutta la vita si vive così vicino alla verità che essa diventa un'ombra permanente all'angolo dell'occhio.
Parole... non abbiamo altro che parole.
"Facciamo una partita." "Siamo spettatori." "Facciamo il gioco delle domande." "E come si gioca?" "Beh, è semplice... si fanno delle domande." "Affermazione, uno a zero."
"Non è più lui, sai?" "Io sono lui, ora." "E io chi sono?" "Tu sei tu." "E lui è te?"
"Prendo umilmente congedo da voi." "Credetemi, amico... non potreste prendermi null'altro da cui io mi separi più volentieri, salvo la mia vita."
"Come state?" "Come tutti i comuni mortali." "Felici ma non troppo, non siamo certo il fiocco sulla cima del berretto della fortuna." "Ma neppure la suola delle sue scarpe." "Neppure, mio signore." "Allora vivete alla sua cintola oppure nel bel mezzo dei suoi favori?" "In verità, siamo semplici passanti." "Nelle parti più intime della fortuna."
Nulla è buono o cattivo se non lo è nel nostro pensiero.
Modera la lingua o te la strappiamo e tutto il resto lo buttiamo via come un'allodola a un festino romano.
"Voi non potete capire che umiliazione sia per noi essere defraudati dell'unica ipotesi che ci rende almeno sopportabile la vita... che qualcuno ci stia a guardare. Noi siamo attori. Siamo diversi dalle altre persone." "Cioè?" "Ci serve un pubblico."
Un uomo che parla da solo e dice cose sensate non è più pazzo di uno che non parla da solo ma dice cose insensate.
"Noi non sappiamo neanche come muovere i piedi." "Io mi concentrerei piuttosto sul come non perdere la testa."
"Attori. Che ne sapete voi della morte? Per voi non è che una tecnica da melodramma scadente... voi non sapete fare la morte." "Al contrario, è la nostra migliore interpretazione. Noi dobbiamo sfruttare al massimo il nostro talento e il nostro talento è appunto morire. Sappiamo morire eroicamente, comicamente, ironicamente, tristemente, improvvisamente, lentamente, disgustosamente, con stile o con grande distacco. Il pubblico sa cosa aspettarsi ed è solo a quello che è disposto a credere."
Essere o non essere... questo è il problema.
Dov'è finito il momento in cui ho scoperto la morte? Perché dev'esserci nell'infanzia un momento così. Quando ti rendi conto per la prima volta che non si può andare avanti in eterno. Dovrebbe essere un attimo sconvolgente. Che si stampa nella memoria per sempre. E invece io non me lo ricordo affatto. Probabilmente non c'è mai stato. Forse si nasce già con l'intuizione e il sapore della morte. Prima ancora di sapere che ha un nome. Prima di sapere che esistono le parole. Veniamo alla luce coperti di sangue strillando ma sapendo che per tutte le direzioni della bussola c'è un solo punto d'arrivo la cui incognita è solo il tempo.
In ogni forma d'arte c'è un disegno, come certo saprete... gli eventi devono svolgersi fino a una conclusione estetica, morale e logica.
E' scritto. Noi siamo attori tragici, vedete? Seguiamo la trama, non c'è possibilità di scelta. Per i cattivi, finisce sempre male. Per i buoni, finisce sempre bene. Questo è il significato della tragedia.
"Quindi noi abbiamo un plico che chiarisce tutta la situazione." "C'hai preso." "Credevo l'avessi preso tu." "Vero, l'ho preso io." "L'hai preso." "C'hai preso." "Io non l'ho preso." "Tu non l'hai preso." "E' quello che ho appena detto." "L'ho preso io." "Ah, c'ho preso." "Zitto, basta."
Che c'è di tanto terribile nella morte? Come ha detto Socrate, filosoficamente, dal momento che non sappiamo com'è, la morte... è logico temerla. Potrebbe essere molto piacevole.